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mercoledì 29 ottobre 2014

Questa è Biellaaaaaa! (... e non urlare, per favore, che sto leggendo!)

Big Jim d'epoca
 Cari nostri lettori, è da un po' che ci sentiamo circondate. Sapete, è una sensazione inspiegabile che sta a poco a poco prendendo forma: come se uno stuolo di creature aliene o altre entità umanoidi si stesse lentamente moltiplicando, nella nostra piccola città. In mezzo a noi.
 
Non vi sentite, a questo punto, circondati anche voi? Non vi guardereste attorno, con il cuore spiegazzato dall'ansia, per identificare uno, due, se siete bravi e attenti, tre di questi Visitors del 2014?
 
Non farete molta fatica, e non servirà neppure troppo impegno. Sì, perché Biella sembra essere diventata fucina di body builder, sollevatori pesi, palestrati in genere.
 
Tutti culturisti, tutti pronti a tener su massi informi, tirare, soffiare come gatti incarogniti, imperlati di sudore, pur di gonfiarsi come una mongolfiera. I magri, poi, tirano fuori una rabbia spaventosa: si rifanno dell'aspetto conquistando stima in loro stessi, aspirando a diventare come i più spessi: non ci riusciranno mai nel fisico, nel cerebro sono sulla buona strada. C'è poi quella straordinaria categoria, alimentata dalla moda dei Vip, che è pronta a uccidersi per il venerato CrossFit. Buon Gusto, perdonali, perché non sanno quello che fanno!
 
Capiamoci, tenersi in forma è da sempre sinonimo di salute. E sul punto non osiamo obiettare. I nuovi Visitors biellesi, però, intendono la palestra come motivo di essere, di vivere, di pensare. Un'estetica fine a se stessa (scusate l'inciampo filosofico, ma con tutti questi muscoli dobbiamo riequilibrare le priorità pure noi, che i lustrini li amiamo ma non li adoriamo!!!), che sta prendendo a badilate la concezione di maschio perfetto. Lo leggiamo oggi sull'Huffington Post: ringraziamo vivamente la ricerca pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, che sottolinea che i gusti delle donne vanno verso il naturale e il delicato.
 
Fanno l'egiziano col braccino pensando di far vedere chissà cosa: ecco il muscoletto che ore e ore, giorni illimitati, pesi intercambiati e costanza da vendere (l'unica forma di costanza che conoscono, dato che non sanno tenere una donna, non sanno dire no a un cocktail di troppo, non sanno trovare soddisfazione al lavoro, molte volte) hanno violentemente scolpito. Velo pietoso sulle foto che traboccano da Instagram, che ritraggono i pettoruti in bagno a mostrare pubblicamente la loro superficie liscia di galletto...
 
Ma che vi credete, Big Jim in carne e ossa? Che stupite, prendendo pose studiate che evidenziano i vostri rigonfiamenti? Ma non pensate che i bubboni che vi spuntano addosso, ormai spuntano ovunque (temiamo anche sugli animali domestici di questi esemplari ginnici), stupiscano le donne meno di sentire uno che sa che il Grande Fratello non è solo il nome di un reality show? Che ricorda di cosa tratta il Canto V della Divina Commedia? O, più volgarmente, che si abbassa a sollevare un portafoglio volato a terra (posa non studiata)? Cose, insomma, che non si misurano in chili ma hanno un peso astronomico?
 
Vorremmo davvero non assistere all'apertura stile virus irrefrenabile di palestre o simili. Soprattutto perché il contagio dei Visitors, in tempo di pressapochismo, è davvero letale. E ci guardiamo attorno preoccupate, e ditelo: anche voi, adesso, no? Sono assai rari i casi in cui i cultori del fisico siano appassionati d'altro, che non limitino tutto all'apparire. Insomma, gnocchi sì ma non gnucchi. Questo solo chiediamo... E un libro una volta al mese, eh? Siamo, in fondo, più magnanime della mela al giorno. E pure quella teneva lontano dal dottore, recitava il detto!

lunedì 20 ottobre 2014

L'ArraffaTutto (che si nasconde al ristorante)...

 Cari lettori bi-utiful, sapete che siamo ingorde di nuove tendenze e che teniamo a farvele scoprire il prima possibile. Ecco, sappiate che la tendenza di cui vi parleremo in questo post, in realtà, non avremmo mai voluto anticiparvela! Grrr, e grrr. E grrr.
 
Detto questo, ora tocca spiegarvi il perché. Ebbene, ricreiamo la circostanza. Teatro del fattaccio/possibile nuovo trend un localino biellese di fresca apertura, in cui si pranza e cena "alla moderna". Atmosfera easy, buona birra, quattro chiacchiere col personale sempre gentile. Insomma, luogo alla mano che scalda l'umore.
 
Invece, proprio sotto questa coltre tiepida di accoglienza, il gelo! Il gelo, quello che abbiamo sentito noi (e ancora sentiamo, e voi sentirete) alla fine di questa avvilente storia. Grrr, e grrr. E grrr.
 
Finita la cena, paghiamo. L'uomo capelluto alla cassa scherza e ci saluta calorosamente. Noi gongoliamo, pancino pieno e allegria in corpo. Una di noi arriva a casa (la mora, gli inconvenienti a lei, gli abbordaggi alla bionda: come si spiega questa palese disparità di accadimenti, signor Destino?), e cosa realizza? Realizza di aver dimenticato il suo stiloso scialle tricottato nel localino.
 
"Pazienza, domani chiamo e torno a riprenderlo", pensa l'ingenua morettina. E si abbandona a un sonno pacifico.
La sua cieca fiducia nel genere umano, però, è destinata a evaporare: flop, puf, pum. E tutto per l'insospettabile trend che speriamo non si diffonda nel resto del Biellese, e resti ingabbiato lì in quelle quattro mura, dove si mangia "alla moderna".
 
"Buongiorno, vi disturbo perché ho dimenticato il mio scialle ieri sera. L'avete trovato, vero?".
"Aspetti che sento il collega di turno ieri" [...] "Sì, signora".
"Bene, passo a prenderlo, allora!".
"Guardi, passi però alla sera, perché lo scialle non è al locale".
"Ah no?".
"No, il collega di turno ieri se l'è portato a casa. Lo riporta stasera così lo può prendere!".
"Va bene...".
 
Va bene, lo starete dicendo anche voi, un bel cavolo d'orto! Ma si può sapere perché il "collega di turno ieri" ovvero l'ArraffaTutto s'è portato a casa un oggetto di proprietà altrui? No, non provate a giustificarlo: non certo per salvarlo da altre mani, dal momento che sono bastate le sue! L'ArraffaTutto non ha atteso neppure 24 ore e, sprezzante del pericolo che il legittimo proprietario si facesse vivo per reclamare ciò che gli spetta di diritto, s'è rubato il tesoretto! Che se ne sarebbe fatto, ci chiediamo ancora:
 
*Scialle tricottato = copertina per le sere solitarie e frescoline a casa.
 
*Scialle tricottato = regalino per fidanzata/mamma/nonna.
 
E noi di B B Blog, invece, che abbiamo fatto? Ce lo siamo andate a riprendere, certo che sì! E non perché fossimo spilorce, ma per questione di puntiglio. Insomma, abbiamo voluto soffocare sul nascere l'inelegante prassi di arraffarsi oggetti d'altri, per di più sul luogo di lavoro.
 
Essendo clienti, come recita il motto, abbiamo ragione. E come trend setter l'ArraffaTutto ha poche possibilità di successo. In questo caso, tutto è bene quel che finisce non bene, ma in qualche modo. La nostra frequentazione del localino è ora in serio dubbio, purtroppo (non ce ne vogliano i cuochi e il nostro pancino). La sola, vera tiepida coltre presente, ahimè comprendeteci, era infatti il nostro scialle. Tricottato. Caldo. Morbido.
 
Che scalderà noi. Grrr. E nessun altro. Tiè!

giovedì 9 ottobre 2014

Vuoti a perdere. Vuoti pieni.

Fotografia di Riccardo Poma
(blog "Vuotiaperdere") 
Non è che questo nome non ci piaccia, anzi. E' un'espressione d'impatto, che delinea chiaramente i contorni di un progetto unico e raro. Ma - non sappiamo voi - col tempo questo nome, "Vuotiaperdere", sembra vada sempre più stretto.
 
Sì, più stretto. Perché il lavoro delle mani e degli occhi che viaggiano a caccia di questi "vuoti" più che a perdere, vanno a... riempire. Pensateci: finite sul suo blog, leggete che si tratta di arte e denuncia insieme, non potete che restare ammaliati dall'incanto di descrizioni e fotografie che - paradosso dei paradossi - fanno di un vuoto un pieno degno di essere immortalato e di un brutto, tremendamente brutto, un bello in fondo, che ha del magico. Il tutto grazie a quelle mani, che mettono per iscritto la storia dei luoghi vuoti disseminati nel nostro Piemonte e in particolare anche nel nostro Biellese, e a quegli occhi che hanno saputo andare oltre i calcinacci, le tegole sbriciolate, la muffa sui muri e il silenzio dell'abbandono. Le mani e gli occhi di Riccardo Poma.
 
Ecco, dicevamo, finite sul blog e venite letteralmente catapultati in questo Altrove. Una volta spento il computer, però, vi rendete conto di esserci ancora dentro, ginocchia piegate, fino al collo. I vuoti a perdere, dei quali Riccardo ha fatto artistica denuncia e per i quali grazie alle sue splendide immagini è forse destinata una miglior vita (almeno, una seconda occasione, che è quella di non soffocare tra le erbacce, mangiati dal tempo, come non fossero mai esistiti), davvero riescono a riempire chi ne viene a conoscenza. E lo cambiano. Lo toccano. Lo emozionano.
 
In fondo, cari biellesi, Riccardo Poma è riuscito dove tutti falliscono. Perché il suo è un vuoto che non si vede soltanto. Si sente. Dentro. Lo sapete anche voi, siamo gente abituata a descriverci anche attraverso i nostri difetti, ma che mai accetterebbe di avere limiti. Il limite è lo stallo, l'abbandono, l'incuria, l'assenza di fantasia e voglia di cambiare pelle. Tutto ciò che simboleggiano i vuoti a perdere. E che tristemente esiste, ed è il nostro Biellese.
 
Fotografia di Riccardo Poma
(blog "Vuotiaperdere")
In un'epoca in cui qualunque cosa, sia essa buona o cattiva, scorre diluita nell'indifferenza e nel menefreghismo consumistico a cui siamo assoggettati, i vuoti a perdere se ne stanno lì. Aspettavano di parlare, e qualcuno come Riccardo ha dato loro voce. Aspettavano di venire riportati alla luce, e qualcuno come Riccardo ha avuto la sensibilità e il coraggio di riscoprirli. Aspettavano di mostrarsi, e qualcuno come Riccardo ha dato loro mostra.
 
Ma perché la smettano di essere "limiti" occorre celebrarli, andare da loro, prendere consapevolezza. E - ascoltate bene! - lo si può fare, perché con piacere annunciamo che "Vuotiaperdere" diventa proprio esposizione. Una mostra, appunto, che sarà inaugurata venerdì 17 ottobre ore 21 nell'Area Eventi di Villa Ranzoni a Cossato, e che proseguirà nei giorni 18, 19, 20, 21, 22 ottobre (orari: sabato e domenica, dalle 10 alle 18 e lunedì, martedì e mercoledì, dalle 10 alle 16).
 
Lo sappiamo bene, noi. Che il limite, più che una linea immaginaria, è un vuoto chiuso, che rischia di non restare passato ma di farsi futuro. Immagine di chi gli vive con disinteresse attorno. Noi di B B Blog andremo da loro, dai vuoti a perdere. E più biellesi ci andranno, più potremo dire che sì, di difetti ne abbiamo tanti forse troppi, ma i limiti, quelli, non sappiamo più cosa siano. E i vuoti saranno pieni.
 

martedì 7 ottobre 2014

La vuoi? La paghi!

 Cari i nostri lettori, oggi parleremo dell'istigazione alla concessione straordinaria di sigarette. "Cosa, cosa, cosa?", vi chiederete: tranquilli, non è niente di complicato o noioso. Vogliamo soltanto affrontare l'amletico dubbio, che sempre più spesso ci affligge.
 
Non si capisce, infatti, come mai chi vuole fumare, invece di andare dal tabacchino e rifornirsi delle camionate di bionde che polmoni incatramati necessitano, tende a preferire il fastidiosissimo scrocco. Già, lo scrocco. A chi non è capitato di sentirsi rivolgere l'irritante domandina  "Scusa, hai una sigaretta?". Un evergreen che non passa di moda, non soltanto perché indispensabile per trovare finalmente sollievo con la nicotina tanto amata, ma altrettanto sovente per attaccare bottone, semplicemente (Ah, i cari vecchi metodi: ci stupiamo che non abbiamo inventato una app apposita, che finga lo scambio di accendini o di cicche...!).   
 
Ebbene, cari lettori di B B Blog,  non perdiamoci in considerazioni secondarie e torniamo al punto: dovete sapere che le cose si sono ulteriormente evolute. Ovvero, il classico scrocco è stato ormai affiancato (vista la crisi?) e quasi sostituito - indovinate, indovinate! - dall'acquisto della singola sigaretta...
 
"E che sarà mai!", penserete voi. Credeteci, leggerlo è meno d'impatto che viverlo. Perché questa abitudine è una prassi sempre più consueta in locali e discoteche, ma non ancora così familiare. 
 
La domandina "Scusa, hai una siga?" (voce soft) sta, così, subendo un'inaspettata metamorfosi. Ora vi sentirete chiedere: "Scusa, hai la siga per un euro?". Sentito? La proposta in moneta sonante incentiva il rilascio della "siga", con una ricompensa che vale ben un euro tondo tondo. 
 
Assistere per credere, e noi abbiamo assistito. Con delle amiche, una sera, ci siamo fatte due conti: se avessimo accettato i soldi offertici per poche sigarette (precisiamo il "se", noi all'odore del tabacco preferiamo la fragranza di Dior!) avremmo racimolato denaro sufficiente per comprarci almeno due pacchetti, tutti per noi. Insomma, una sigaretta per un euro può rivelarsi un piccolo business. Non parliamo poi se il richiedente cicca - come è effettivamente capitato - sia vistosamente ubriaco e pronto a offrire ben 5 euro per una misera sigaretta. Fermi!!! Onestà prima di tutto: noi abbiamo detto no, mai approfittarsi di un VodkadipendenteAnelantetiroRinvigorente.   
 
Comunque, sappiate anche che non solo di sigarette si tratta. Questo virus ha colpito soprattutto i giovanissimi, che non perdono la fantasia e - pensate - adottano tecniche strampalate pur di raggiungere i loro scopi. Non si salvano neppure coloro che, sul balcone di casa, pensano di potersi godere degli attimi di relax. Anche a loro arriva la proposta, in un moderno scambio di battute alla Romeo e Giulietta dei giorni nostri: "Mi senti? Hai una sigaretta? Scendi. Te la pago, eh!".
 
C'è poi chi sfrutta lo scrocco per ottenere qualcosa di più di un semplice grazie, accompagnato da un grande sorriso. E sono maschietti alternativi in fatto di provolaggine: "Bella, vuoi una sigaretta?  Allora dammi un bacio". E la bella: "Bè, no". E l'alternativo provolone 2.0: "Allora, niente. Ciao!".
 
Non c'è che dire: i giovani oggi forse non sanno il latino, ma applicano alla perfezione l'antica massima del "Do ut des"! Dare per avere.

giovedì 2 ottobre 2014

La Biella del Giurassico...

Kelly Brook, ovvero
Indiana Jones in gonnella
 Avete mai pensato che, da bambini, avreste potuto diventare archeologi? La curiosità di scoprire tesori e civiltà sepolti dai secoli e di essere i primi a riportare tanta ricchezza alla luce ci ha sempre affascinate. Ma mai avremmo pensato che, alla nostra veneranda età, questo piacere della scoperta tornasse a galla come sughero.
 
Dovete sapere  che, come tante delle nostre scoperte, questa è avvenuta per caso, chiacchierando con un amico. Archeologia del linguaggio, insomma!!! Una critica molto simile a un pettegolezzo ci ha infatti spalancato la dimensione del Giurassico, e così farà anche con voi - ve lo assicuriamo -, adesso che stiamo per svelarvi cosa abbiamo tanto fantasticamente dissotterrato!
 
Ebbene, tendete le orecchie, gente bi-utiful, e risentite cos'è uscito dalla bocca di questo nostro amico: "No, davvero! Che cutu!".
 
Cutu? Ha detto "cutu"? Avete intercettato anche voi questo antico forziere di pirati, trafugato lune e lune or sono? Questo modo di dire era sparito dai compianti anni Novanta, almeno. Lo ricordiamo a malapena noi di B B Blog, che all'epoca eravamo bambine. Lo usavano i ragazzi biellesi che oggi hanno almeno una quarantina d'anni.
 
Ahahahahahaahah. La nostra prima reazione è stata questa, una risata grassoccia. Poi, però, siamo tornate serie e il nostro gusto per il modaiolo ci ha richiamate all'ordine. Chi si ricordava più di "cutu", forma alternativa a "scemo"o "tonto"! Ma, buffo quanto volete, è stato pur sempre un grande trend...
 
Meraviglioso che un ragazzo lo usi ancora oggi. "Cutu" sembra non aver perso smalto, perché in fondo - diciamocelo - le espressioni che si usano di solito sono ridotte all'osso, poco colorite, noiose. A sentire i maschietti del Duemilaepassa c'è da contorcersi dal dolore, a furia di "figa", "bomber", "loser".
 
Invece, qualcosa come "cutu" rende bene l'idea, ha un suono perfetto e non è gettonato. Insomma, può venire usato soltanto da una persona che si distingue, anche nel modo di parlare.
 
Così, archeologhe delle parole, stiamo scavando scavando scavando alla ricerca di nuovi tesori sepolti. Quali, ad esempio?
 
1) Ciula ("Sei un ciula!"): sempre nel senso di "tonto"
2) Maranza ("Quello si veste da maranza"): ovvero "tamarro"
3) Ganzata, fuori dai confini toscani: ovvero "figata"
4) Drago ("Un vero drago"): insomma, un "fico" 
 
Chissà cos'altro ci stiamo dimenticando! A voi vengono in mente altre espressioni che potremmo riutilizzare come buon vintage? Siamo tutte orecchi... Un'intera città sepolta ci attende! ("Bomber" hai i giorni contati: RIP).