Può darsi che tanti di voi, cari lettori, non amino andare al
cinema e preferiscano, invece, restare a casa propria a guardare un film in tv o in streaming. In quel caso, non potremmo darvi torto, perché è un'abitudine molto più comoda e poco impegnativa.
Chi come la bionda di B B Blog è, invece, un cine-addicted sarà senz'altro d'accordo con lei nel sostenere: "Volete paragonare al solito divano di casa il piacere di vedere sul grande schermo i nostri attori
preferiti? E poi quel silenzio e il buio assoluto e le comode poltrone di velluto imbottite... Come potete farne a meno?".
Anche questa è un'abitudine, forse tra le meno gettonate oggi. Ma che resiste, da buon vintage.
Bene, cari lettori bi-utiful, veniamo al dunque. Quello che vogliamo raccontarvi in questo post è ormai una
prassi, nell'abitudine vintage di andare al cinema. Una maleducata prassi, per essere precise, che noi di B B Blog - pie discrete personcine affondate nell'imbottitura del velluto rosso e perse a naufragar tra i pollici dello schermo oversize di ogni cinema che si rispetti - proprio non tolleriamo e
per la quale vogliamo protestare, ecco!
Assumete tutti un muso imbronciato. Così. Alzi la mano chi ha avuto a che fare, almeno
una volta nella propria vita, con lui, il disturbatore seriale! Il classico tipo che credevamo fosse andato fuori moda e che, invece, è più attivo che mai.
Attivo, infatti, è la parola giusta. A molti sarà capitato di incontrarlo, a noi è proprio caduto tra
capo e collo, mentre stavamo aspettando l'inizio di un bel film.
Al cinema. Perché proprio al cinema, posto inadatto per lui, si aggira il disturbatore seriale. Lì dove la sua azione, altamente tecnologica, più spicca. E anche spicca è il verbo adatto a questo racconto.
Ma andiamo con ordine. Scena tipica: siamo in sala e
guardiamo con noncuranza i trailer che
ci vengono proposti. Lo sentiamo la prima volta, e non ci facciamo caso. Lo risentiamo, e inizia il fastidio. Lo sentiamo ancora, e sale il nervoso: è un rumore che si fa sempre più insistente,
come quello di una macchina da scrivere impazzita, e così ne cerchiamo la fonte attivando il nostro radar multiuso (quest'estate è servito ad altro, ricordate gli occhiali fluo per miraggi assicurati?).
Scannerizziamo la sala e finalmente inquadriamo colui/colei che, a fianco a noi, scrive pressando in tutta concentrazione il touch screen del suo
cellulare (il nostro non ha campo e il suo sì, chissà poi per quale motivo, mah!). E fregandosene del disturbo e dell'irritazione che fa serpeggiare tra gli altri presenti, noi in particolare. Il
nervosismo, di cui scrivevamo prima, inizia a invadere i nostri
corpicini ma, visto che siamo ragazze new age ricorriamo alla respirazione
profonda, alla ricerca della calma interiore.
"Starà scrivendo: 'Inizia il film, spengo il cellulare. A dopo'", vogliamo credere.
Chiaramente, no. Mantenere la calma è più facile a dirsi che a farsi.
Le cose sembrano per un momento migliorare, le luci si spengono e finalmente il
film comincia: "Oh, con noi s'è tranquillizzato pure il digitatore cafone... Godiamoci la visione...". Peccato che dopo soli 15 minuti la nostra vista viene distratta da
un bagliore. Ed è un bagliore che non proviene dallo schermo del cinema. Trasaliamo:
"No, non può essere. Sarà ancora lui
che, impenitente, si mette a guardare il telefonino, nel buio della
sala?". Certo che è lui. Fa luce una volta, buio. Due volte, poi buio. Tre volte, poi buio.
"Ma cosa sta aspettando, l’estrazione del Superenalotto? Questo è
davvero troppo! Avremmo voluto farglielo mangiare, quel maledetto cellulare, anche
perché una volta passi ma vedere un film con le luci a intermittenza del suo
aggeggio telefonico è impresa per mastodontico-cerebro-attrezzati, ai quali noi non ci sentiamo e non vogliamo appartenere!
Quindi, non molliamo: il film va visto come piace a noi. Al momento
dell’intervallo ci alziamo per zampettare in un’altra fila. Non senza lanciare un'occhiataccia all'ex vicino/vicina, che nella nostra mente avremmo decapitato con una katana, intutate in stile Kill Bill (il colore ocra è il must dell'autunno inverno 2014, l'avete notato, no?).
Solo allora, caro il nostro disturbatore seriale, nell'istante in cui avresti alzato i tuoi occhi arrossati dal cellulare per focalizzare la katana balenante sopra di te e ti fossi reso conto di essere al cinema - ohperbacco!- e non sul divano di casa, dove ti è concesso di disturbare tutti e, se tutti non ci sono, anche soltanto te stesso, ecco solo allora avresti capito. La fortuna, però, gira a tuo favore: avremmo voluto decapitarti, dicevamo. Noi di B B Blog siamo per la non violenza.
E come dice Bill: "La ragione per cui non lo faremo è perché questo ci farebbe cadere in basso".
Attento, comunque. Che prima o poi , dall'alto, un bell'improperio lo riceverei. E sarà più ticchettante, rumoroso, insistente, sfolgorante del tuo tac selvatico. Ka- ta- na!
Ps: in questo amaro Zuccherino raccontiamo di un vicino/vicina, perché i disturbatori in cui siamo incappati sono più d'uno, per più sere, d'ambo i sessi!