Vi stiamo guardando le mani. Lo ammettiamo, per un momento non ci concentreremo su vestiti e accessori. E lo sapete il motivo? In realtà, questa è una mania che serpeggia ancora nelle grandi città; tanto che lì gioiellerie e bigiotterie straripano di simili articoli. Che - e questo rende lo Zuccherino di oggi acidissimissimo!- molti non si accontentano di regalare, ma egoisticamente e tronfiamente comprano per loro stessi. A Biella ancora non si sono fatti strada, ma temiamo il peggio: raccomandiamo attenzione e discernimento, gente! ;)
Di che parliamo? Prima consentiteci un passettino indietro: all'origine furono i bracciali rigidi, componibili di lettere e icone varie. Oggi, passo avanti, sono gli anelli. O meglio, le iniziali. Le vedete in foto. Applicate sopprattutto ad anelli, ma appese sovente, a mo' di medaglietta, ai braccialetti. Tendenza, questa, prettamente femminile. Mentre gli anelli personalizzati, quelli, coinvolgono anche, e sembra per ora di più, i maschietti.
Come a dire: ecco il sigillo reale della mia personalità. In effetti, l'anello chevalier richiama un'antica tradizione nobiliare. Ai tempi nostri, ahi noi, potrebbe al limite richiamare la "Z" di uno Zorro tutto fuorché spadaccino che, lanciata su un pugno, si stampa come un trasferello sulla guancia del rivale. O semplicemente un'alzata di cresta di chi adora gonfiare il petto portandosi in giro, al dito mignolo come vuole lo chevalier ring, il proprio "io" ("i" minuscola).
Ecco, gli anelli (tozzi, che meno fini non si può) marchiati da iniziali, sovente diamantate (ed è il colmo dell'auto-celebrazione), ci piacciono poco. Non hanno reale utilità estetica, se non quella di far vetrina di sè, ma in modo esagerato. Sono espressione dell'accattonaggio di una personalità che non si possiede. Ve li sconsigliamo, lettori e lettrici biellesi. E sapete anche perché? Perchè a lungo andare questo esibizionismo delle "lettere" finirà con lo sgonfiarsi da solo: sarete una D in mezzo a tante D. Su un anello tozzo. E al mignolo. Meglio sarebbe allora optare -come potete vedere in foto - per altre immagini o simboli: ci sono i classici cuori, teschi, corone (ma no!) ai più interessanti putti e unicorni. Fino, e questo ci piace molto!, a brevissime frasi. Insomma: il nome non fa mai gusto, ma il gusto - quello sì, che fa il nome!
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